Gilles Kepel:«La guerra in Libano è inevitabile, Netanyahu ha tutto l’interesse ad attaccare Hezbollah»

Gilles Kepel: «La guerra in Libano è inevitabile, non c'è spazio per il negoziato. A Netanyahu serve una vittoria netta»
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Il politologo esperto di Medio Oriente: «L'uccisione di Fuad Shukr a Beirut vuole dimostrare che Israele è in grado di trucidare chiunque. Non c'è spazio per il negoziato, a Bibi serve una vittoria netta»

«L’attacco di Israele nel quartiere meridionale di Beirut dove si trova lo stato maggiore di Hezbollah è il segnale della strategia perseguita da Netanyahu. Il bersaglio era il comandante dell’unità che aveva sparato il missile sulla cittadina drusa di Majdal Shams. A gennaio Israele aveva già ucciso in quello stesso quartiere Saleh al Aruri, responsabile di Hamas per la Cisgiordania. Il livello del bersaglio vuole dimostrare che Israele è in grado di trucidare chiunque nella gerarchia del partito sciita. È un avvertimento calibrato. Netanyahu ha tutto l’interesse ad attaccare Hezbollah. E lo farà di nuovo presto, a meno che non si giunga a un compromesso che rappresenti una vittoria per Israele», sostiene Gilles Kepel, politologo, tra i massimi conoscitori del Medio Oriente. 

Dunque la guerra in Libano è inevitabile? 
«Sì , direi che Netanyahu è tornato dal suo viaggio a Washington più determinato che mai. Ha incontrato un Biden debolissimo che ha ormai pochi mezzi per fermarlo. I Democratici non possono perdere i voti degli ebrei americani. Sulle elezioni di novembre incombe la prospettiva dell’arrivo di Trump. La Harris sembra più aperta alla causa palestinese. Dunque il leader israeliano sa di avere una breve parentesi di tempo per poter attaccare in Libano e Bibi ha bisogno di una vittoria netta per salvare la sua carriera politica pregiudicata dal terribile fallimento del 7 ottobre». 

Dunque? 
«Per lui vince la logica militare, finge di fare concessioni agli americani, ma vuole la fine di Hamas. Gli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas sono morti o moribondi: Bibi finge di occuparsi di loro, ma in realtà lavora per uccidere Yahya Sinwar e i massimi leader del gruppo islamico. Non c’è alcuno spazio per il negoziato». 

E Hezbollah, si dice possieda circa 150.000 missili di vario tipo, non è pericoloso per Israele avere due fronti aperti
«Hamas è oggi molto indebolita. I tunnel dall’Egitto sono bloccati, non ha più armi. Vero che Hezbollah ha costruito un formidabile apparato militare, ma gli israeliani vedono bene le debolezze interne al regime di Teheran. In Iran ci sono ancora tanti che pensano che la morte del presidente Raisi non sia stata un incidente, ma un vero e proprio attentato nato dalle faide di potere interne al regime forse per volere del figlio della guida suprema, l’ayatollah Khamenei, che mirava al suo posto. L’Iran vive una gravissima crisi finanziaria e teme che il ritorno di Trump faccia rinascere i Patti di Abramo fondati sull’alleanza e i legami finanziari tra Israele e il mondo sunnita a scapito di quello sciita». 

Gli Houthi filo iraniani sono riusciti a lanciare un drone su Tel Aviv causando un morto. 
«Però poi Israele ha reagito bombardando il porto yemenita di Hodeida e provocando un gravissimo incendio durato una settimana. I danni per gli Houthi sono immensi». 

Lo stesso si vorrebbe fare in Libano? 
«Certo, Netanyahu intende infliggere danni gravissimi al Libano che sostiene Hezbollah. Per il governo israeliano la situazione sul confine settentrionale è diventata insostenibile: ci sono intere città svuotate dei loro abitanti, villaggi e kibbutz dell’alta Galilea distrutti dai razzi anticarro di Hezbollah. Tutto questo non e più sostenibile». 

Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, dice che la guerra tra Israele e Hezbollah non è inevitabile. È concepibile un compromesso sulla base del ritiro dell’organizzazione sciita a nord del fiume Litani, come del resto era stato concordato dopo i 33 giorni di conflitto nell’estate del 2006? 
«Forse è possibile. Si tenga conto che la maggioranza della popolazione libanese, compresa la componente sciita, non vuole un altro scontro devastante. Israele avvisa che è pronto ad attaccare. Lo farà davvero? Non lo so. Probabilmente la prossima guerra sarà molto diversa da quella del 2006: gli israeliani cercheranno di risparmiare le vite dei loro soldati utilizzando massicciamente droni e missili. Netanyahu sa anche che buona parte della sua popolazione sarebbe con lui». 

Per riassumere? 
«Netanyahu vede nella guerra la sua ancòra di salvezza. Non ha nulla da perdere, non può che andare avanti. Per lui Hezbollah non può che ritirarsi e il suo ridispiegamento sul Litani potrebbe evitare lo scontro totale».

31 luglio 2024 | 10:51

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